Schenker Italia commissariata: “Infiltrazioni mafiose”
MILANO. Tutto nasce il 15 marzo del 2020, da un sequestro di 30 chili di cocaina nel porto di Dover alla frontiera inglese, nascosto in un carico di alimenti dell’articolazione italiana della Schenker spa, colosso tedesco della logistica. Il tir era della ditta individuale formalmente intestata ad Anna Fiuto, la moglie del settantenne Nicola Bevilacqua, legato alla cosca Mancuso di Limbadi (egemone nel Vibonese) e già condannato in via definitiva per associazione mafiosa. Una ditta che, tra il 2017 e il 2021, ha ottenuto due milioni di euro di subappalti dalla Schenker Italia, che oggi è stata messa in amministrazione giudiziaria per presunte infiltrazioni dalla Sezione autonoma delle Misure di prevenzione di Milano in base all’articolo 34 del codice Antimafia. Un provvedimento simile è stato assunto nei confronti dell’Aldieri autotrasporti spa, altra società che - per l’accusa - lavorava con Bevilacqua.
Le indagini condotte dai carabinieri del Nucleo investigativo di Como e dal Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf, e avviate nel pieno della prima ondata del covid, si sono concentrate sulla divisione italiana della multinazionale acquistata nel 2002 dalla società delle ferrovie tedesche Deutsche Bahn, a sua volta controllata dal Ministero delle Finanze tedesco e forte di 16 miliardi di euro di fatturato con 74.000 dipendenti in 2.100 sedi nel mondo. Solo in Italia, conta 1.400 dipendenti, 37 filiali e centinaia di milioni di euro di fatturato all'anno.
Coordinati dai pm Paolo Storari e Silvia Bonardi della Direzione distrettuale antimafia, gli investigatori hanno ricostruito i rapporti tra i dirigenti delle società interessate oggi dai provvedimenti giudiziari e la ditta riconducibile a Bevilacqua e in odore di ‘ndrangheta. Secondo quanto accertato, alcuni dirigenti della Schenker Italia, “avrebbero agevolato, in maniera quantomeno colposa o negligente” l’attività di Bevilacqua (ora indagato per intestazione fittizia) e della sua azienda.
Schenker Italia e i suoi manager non sono indagati. Ma la società è stata messa in amministrazione giudiziaria a causa della “permeabilità a ingerenze esterne” nonostante i codici etici e i protocolli assunti dal colosso. Numerose perquisizioni sono in corso tra Milano e Como