• Come l'Italia sta complicando i processi per aprire una startup
    Come l'Italia sta complicando i processi per aprire una startup
    Da febbraio è scaduto il termine per l'approvazione dei modelli di statuto per la costituzione online. Il ministero dello Sviluppo economico ha disposto un testo e lo ha sottoposto agli altri ministeri. Salgono anche i costi

    Come l'Italia sta complicando i processi per aprire una startup

    Claudia Morelli

    Per le startup innovative, si sa, il tempo è un fattore critico insieme ai costi. Anche i driver, cioè tutti gli stakeholder che possono sostenerne la nascita e le risorse, sono importanti. È per questo che è irragionevole il ritardo del ministero dello Sviluppo economico (Mise) nell’approvazione dei modelli di statuto per la costituzione on line delle srl e, tra queste, delle startup innovative. 
    Sono passati, infatti, più di tre mesi dalla scadenza del termine (2 febbraio) entro il quale il Mise avrebbe dovuto approvare i modelli di statuto, ai quali sono legati i prezzi calmierati per la costituzione di srl e soprattutto di startup innovative. 

    In Parlamento una interpellanza a firma di Luca Carabetta del Movimento 5 Stelle ne chiede conto (interpellanza numero 2/01517). Al Mise giustificano il ritardo con la necessità del concerto informale di altri ministeri, Giustizia, Economia e Transizione digitale in primis.
    L’approvazione di un modello di statuto per le srl e startup innovative era una sorta di compromesso tra l’esclusiva della costituzione anche se on line, restituita ai notai, e la necessità di tenere bassi i costi iniziali per l’avvio di nuove attività economiche. 

    Al momento però il compromesso non ha retto. I notai esercitano l’esclusiva tramite una piattaforma progettata in house; ma i compensi per la costituzione on line risultano lievitati di 10 volte: dai 200 euro di imposte nella “vecchia” procedura presso le camere di commercio ai circa 1.500/2.000 euro attuali (più 600 di imposte), sulla piattaforma di Notartel. 

    Wired ha contattato Mise e Consiglio nazionale del notariato (Cnn) per avere spiegazioni circa il ritardo, soprattutto in considerazione del fatto che un modello di statuto c’è già e dal 2016: è quello approvato dallo stesso Mise e pubblicato in Gazzetta ufficiale (Modello uniforme atto costitutivo/statuto per start-up innovative in forma di srl in attuazione del decreto cosiddetto Investment Compact (decreto legge numero 3 del 2015, convertito dalla legge 33 del 2015). 

    Il modello è stato usato da migliaia di società negli ultimi anni senza alcun problema. Basterebbe approvare nuovamente quello”, riflette Giovanni Toffoletto, ad della startup LexDo.it, che off servizi legali online. Dal Mise, come scrivevamo, hanno giustificato il ritardo con la necessità del concerto interministeriale informale, che è finalmente arrivato in questi giorni. Ora al Mise spetta definire il testo finale che, avendo natura regolamentare, dovrà essere vagliato dal Consiglio di Stato e Corte dei Conti. Insomma, i tempi sono destinati ad allungarsi. 

    Il Cnn – dal canto suo – non ha potuto fornire i dati né sul numero delle procedure avviate con il nuovo sistema; né sui costi medi applicati su tutto il territorio nazionale. Disco verde invece sul numero di richieste di intervento per istruzioni e malfunzionamento della piattaforma arrivate all’help desk. “Nel corso del 2021 abbiamo fatto numerosi corsi formativi su tutto il territorio nazionale in modo da permettere alla categoria di essere pronta e operativa da subito senza creare disservizi. In totale l’helpdesk ha ricevuto 25 richieste di supporto da parte di notai che dovevano svolgere la procedura online; molti altri hanno svolto la procedura in maniera autonoma sin dal primo atto. Coloro che hanno avuto bisogno di un primo supporto, a seguire hanno svolto la procedura online autonomamente per altri atti”, riferisce Vincenzo Gunnella, consigliere nazionale del notariato coordinatore commissione informatica. 

    È passato più di un anno (marzo 2021) dalla sentenza del Consiglio di Stato che aveva annullato il decreto del ministero dello sviluppo economico che permetteva la costituzione delle start up direttamente online, senza alcuna “vidimazione” del notaio o, in altri termini, “in assenza di atto pubblico”. 

    La sentenza accoglieva il ricorso del Consiglio nazionale del notariato, respinto in primo grado. Il Governo, prendendo il treno del recepimento della direttiva comunitaria 1151 del 2019 sull’uso di strumenti e processi digitali nel diritto societario, ha  ripristinato la competenza esclusiva dei notai che, con Notartel - la società informatica del Consiglio nazionale del notariato-  hanno costituito la piattaforma on line insieme alla commissione informatica del Cnn (Pni, Piattaforma del notariato italiano).

    La direttiva Ue, in verità, lasciava liberi gli Stati membri di decidere se optare per l’atto pubblico o meno, in considerazione delle proprie tradizioni giuridiche, ma ha fissato obblighi precisi a cui le piattaforme, da chiunque gestite, devono conformarsi. Il Governo ha esercitato la delega con il decreto legislativo 183 del 2021, non senza paradossi: si utilizza la piattaforma on line dei notai, ma la costituenda società deve rivolgersi ad un notaio della regione. La concorrenza va bene, ma non per tutti.

    Secondo il rapporto Doing Business della Banca Mondiale l’Italia è all’ultimo posto in Europa per costi e lunghezza delle procedure per costituire una società. Da noi in media costa circa 3mila euro e 10 giorni di lavoro, mentre nel Regno Unito bastano 12 pound e qualche ora, in Francia 100 euro e 24 ore. Con la nuova procedura riusciamo ad aprire una società 100% online e a ridurre tempi e costi di costituzione in misura considerevole. C’è ancora molto lavoro da fare però per allinearsi allo standard internazionale. Oggi per l'apertura di una società in Italia vengono lo Stato impone tasse onerose e procedure retrograde che non ci rendono competitivi a livello europeo”, ribadisce Toffoletto. 

    Costi e burocrazia, insomma, continuano a pesare sul comparto, nonostante i proclami e il Piano nazionale di ripresa e resilienza, che della innovazione e della semplificazione dei processi nella pubblica amministrazione e per le imprese fa una bandiera nazionale. 

    La digitalizzazione e l’innovazione di processi, prodotti e servizi rappresentano un  fattore determinante della trasformazione del Paese e devono caratterizzare ogni  politica di riforma del Piano. L’Italia ha accumulato un considerevole ritardo in questo campo, sia nelle competenze dei cittadini, sia nell’adozione delle tecnologie digitali nel  sistema produttivo e nei servizi pubblici. Recuperare questo deficit e promuovere gli investimenti in tecnologie, infrastrutture e processi digitali, è essenziale per migliorare la  competitività italiana ed europea; favorire l’emergere di strategie di diversificazione della  produzione; e migliorare l’adattabilità ai cambiamenti dei mercato”, recita il Pnrr.

    Tra l’altro lo stesso Piano di ripresa e resilienza ha fissato al 30 giugno prossimo il traguardo della Integrazione delle risorse del Fondo nazionale per l'Innovazione ai fini del finanziamento di start-up tramite lo sviluppo del venture capital con partecipazioni minoritarie al capitale di rischio. L’investimento consentirà di sostenere 250 piccole e medie imprese innovative con investimenti per 700 milioni di euro (partecipazione media pari a 1,2 milioni di euro). Quindi, da una parte, non si opera per abbassare i costi di costituzione delle startup. Dall’altra si opera per promuovere i finanziamenti di venture capital. Una politica industriale strabica, pare. 

    Continua https://www.wired.it/article/startup-italia-costituzione-online-moduli-notai-mise-costi/

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